mercoledì 3 aprile 2013


IL SORRISO CILENO

LA VALLE DELLA LUNA



La distesa di salnitro sembrava non avere fine e il caldo opprimente si stemperava solo al calare del sole. Potente e privo di una forma precisa l’enorme alone occupava tutto il cielo con un bagliore accecante. Il suolo bianchissimo, calcinato, alzava tremori roventi amplificando il terrore di mezzogiorno. 
Pozze colorate, ammassi di ferraglie arrugginite, cartelli illeggibili e reticolati delle antiche compagnie statunitensi di scavo. 



I sacchi e i cumuli di scorie formavano una trincea irreale nella piana assolata. Atacama non rimase che una parola persa nella memoria, ma acquistò una valenza infernale, vissuta, palpabile, nonostante la polvere finissima – borotalco salato. 



La ragazza del villaggio di San Pedro schiuse un sorriso smagliante nel tondo quasi perfetto del viso carboncino. La collana di perle bianchissime tracciava i contorni del collo liscio, assumendo la forma di una minuscola gorgiera madreperlacea. L’ombra del cappello a tesa larga incupiva ancor di più il tono bruciato della pelle. Donna di uno dei tanti confini del mondo. 
Nello spaccio minuscolo, tra le attrezzature oramai inservibili per lo scavo a cielo aperto, erano allineate scatole arrugginite di conserva, pesche sciroppate, biscotti di segatura e monili portafortuna. Le dolci mani, dai moti essenziali e attenti, preparavano pietanze immangiabili. 
Il mio deglutire forzato era semplicemente per contraccambiare le attenzioni amorevoli e non vanificare l’attesa di un complimento.



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